Ghost Story di Peter Straub

Peter Straub è uno di quegli autori che mi trovo sempre davanti quando mi informo su libro horror da leggere. Di conseguenza sono stata davvero felice quando un paio di settimane fa mi è stato regalato Ghost Story (1979).

La storia principale ruota attorno ai quattro protagonisti che, ormai ad una certa età, decidono di fondare la Chowder Society e si riuniscono per raccontarsi delle storie dell’orrore. Inizialmente questi racconti non gravitavano attorno a temi così pesanti e spaventosi, ma cominciano ad avere questa piega dopo un evento che lascerà delle cicatrici su ognuno di loro. Accanto alla Chowder Society troviamo un altro personaggio importante, Donald Wanderly, che inizialmente non sembra avere molto in comune con gli altri, ma poi scoprirà che anche lui ha una storia di fantasmi da raccontare. Attorno a loro si muove una cittadina, con molti personaggi che si intrecciano e si influenzano tra di loro.

Si tratta in un romanzo ben strutturato, e questo si vede fin dall’inizio. Per la prima parte del libro, in cui ci vengono introdotti i personaggi e le vicende, risulta difficile capire dove stiamo andando, ma il fatto di avere tanti personaggi e tanta carne sul fuoco, e il modo in cui questi elementi ci vengono presentati, fa capire al lettore che è in buone mani. È come quando una persona che conosciamo e di cui ci vediamo ci mostra una scorciatoia per un posto che conosciamo. All’inizio non riusciamo orientarci e non capiamo dove stiamo andando, ma sappiamo che quella persona ci porterò sani e salvi dove dobbiamo andare, ed è così.

Leggendo Ghost story è impossibile non notare i vari riferimenti ad alcuni autori molto noti, come Henry James e Nathaniel Hawthorne (di cui due personaggi prendono il cognome), senza poi contare alcune somiglianze con Stephen King. Personalmente ho trovato delle somiglianze con Cose preziose (1991), per quanto riguarda la struttura del romanzo, anche in questo caso ci troviamo in una città su cui avviene il tutto (ricorda vagamente Castle Rock, anche se Castle Rock è molto più movimentata); ho trovato alcune somiglianza anche per quanto riguarda il trattamento nel nemico, che in questo caso è un’entità maligna, che mi ha ricordato IT (1986). E dato che queste due somiglianze riguardano due degli aspetti che ho preferito dei relativi romanzi, sono stata quindi molto felice di ritrovarli in questo libro di Straub.

In generale si tratta di un lavoro ambizioso, è una storia con una struttura solida alla base e piena di personaggi le cui vicende si intrecciano alla perfezione. Ci sono dei momenti molto spaventosi, alternati da altri dove Straub si lascia andare a smorza la tensione che aveva creato prima. Si tratta tuttavia di un romanzo centrale per la letteratura dell’orrore e che merita di essere letto.

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