LA CHIAMATA DEI TRE – Stephen King

“La saga della Torre Nera è la madre di tutte le mie storie, il mio grande contenitore della mia opera.”

Queste sono le parole con cui Stephen King descrive in poche parole questa saga fantasy che unisce tutta la sua produzione letteraria. Ho letto il primo volume qualche mese fa e adesso mi sono ritrovata a leggere il secondo. Non farò una breve panoramica sulla trama, per evitare ogni tipo di spoiler, parlerò semplicemente di quelle che sono state le mie impressioni su alcuni aspetti di questo libro.

Avevo trovato il primo volume un po’ confusionario, principalmente perché King getta il lettore immediatamente dentro questo mondo fantastico senza dare molte coordinate. Questo è un elemento che solitamente mi piace nei suoi romanzi, perché si entra subito a far parte dell’azione evitando lunghe descrizioni in cui ti viene spiegato per filo e per segno cosa sta succedendo. Penso però che questa non sia la strategia migliore da usare nel momento in cui si comincia a leggere un fantasy, principalmente per il fatto che un mondo fantasy non ha regole fisse e quindi ogni autore se lo immagina come vuole, di conseguenza il lettore si trova in un universo di cui non conosce niente e all’inizio questa cosa è abbastanza destabilizzante. Nel secondo volume non c’è stato questo effetto per il fatto che ormai alcune cose erano chiare, anche se sono ancora presenti delle situazioni dove non sappiamo esattamente quello che sta succedendo, perché non ci viene spiegato, ma si riesce sempre ad intuire qualcosa.

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In questo volume abbiamo tre storie diverse che vengono ad interferire sulla trama orizzontale del viaggio di Roland verso la Torre Nera. Proprio nella creazione di questi tre personaggi e delle situazioni da cui provengono possiamo vedere tutta la bravura di Stephen King che, anche se in uno spazio limitato, riesce a creare dei personaggi molto interessanti. La cosa che sicuramente mi ha esaltato di più è il fatto che tutte queste storie si incrociano tra di loro in modo più che naturale. Tuttavia nessuno di questi personaggi mi è piaciuto particolarmente e questo, naturalmente, ha influito sul mio giudizio. Inoltre ho l’impressione che, almeno due di questi personaggi, abbiano risentito non poco dello spazio limitato che gli è stato conferito. Alcune storie, proprio perché interessanti, potevano sarebbero state migliori se approfondite.

Sempre per quanto riguarda i personaggi e alcuni punti delle trame, ho avuto l’impressione che la presenza dello Stephen King teenager fosse molto presente, mi riferisco ad esempio al personaggio di Roland che, almeno secondo la mia personale impressione, da l’idea di essere il modello di uomo a cui ogni ragazzo vorrebbe assomigliare: è un uomo molto intelligente, sa valutare bene le situazioni e le persone con cui deve avere a che fare, è una persona che prende il comando etc. Queste sono tutte qualità estremamente positive che troviamo in questo personaggio che risulta essere quasi perfetto. Dall’altra parte abbiamo il personaggio di Eddie che, anche per il fatto di essere più giovane, rappresenta il giovane Stephen King (sempre secondo la mia personale opinione) o semplicemente l’idea di un ragazzo giovane che si trova nei pasticci perché ha fatto degli errori e che ha fortemente bisogno di qualcuno che gli insegni a stare al mondo. Il rapporto tra Roland e Eddie risulta quasi essere un rapporto padre-figlio e penso che possa rappresentare l’idea che King ha di questo rapporto importantissimo per la formazione di un ragazzo. A mio parere è quindi presente anche l’elemento biografico che ha portato modificare in questo senso il rapporto tra i due.

L’ultima cosa che devo dire riguarda principalmente il ruolo di questo volume all’interno di questa saga. Ho come l’impressione che anche La chiamata dei tre (1987), come il primo, sia un volume introduttivo. In L’ultimo cavaliere (1982) ci viene presentato il mondo fantasy che King ha creato e il protagonista, Roland, nel secondo invece ci vengono presentati altri due personaggi che, almeno da quello che possiamo intendere, saranno i co-protagonisti del pistolero. Di conseguenza, dopo la lettura di questo libro ho avuto l’impressione di essere ancora all’inizio e sarei curiosa di vedere come la storia evolverà.

In conclusione, il romanzo è strutturato bene per quanto riguarda le trame verticali e la costruzioni di nuovi personaggi che veniamo a conoscere. Personalmente penso che questo volume sia da considerare ancora come parte dell’introduzione e quindi non c’è da aspettarsi un grande sviluppo di quella che è la trama orizzontale. Mentre stavo leggendo questo libro non ero molto colpita inizialmente, ma una volta finito i personaggi hanno cominciato a mancarmi e questo penso che sia una cosa molto positiva.

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2 pensieri riguardo “LA CHIAMATA DEI TRE – Stephen King

  1. In questi giorni sto leggendo il penultimo della saga “La canzone di Susannah”. Quello che hai letto è proprio come hai scritto tu, un romanzo che introduce i principali personaggi (ne mancano ancora un paio) ma è fondamentale per il resto della storia. Superati i primi due libri, il viaggio verso la Torre iniza davvero. Per ora “La canzone di Susannah” sembra essere il più bello soprattutto perchè c’è qualche risposta al alcune delle domande dei precedenti libri.
    Ciao!

    1. Ciao! Sono contenta di leggere il tuo commento, in questo modo mi dai qualche sicurezza sull’evolversi della saga. Se mi dici che effettivamente i primi due volumi sono introduttivi sono veramente curiosa di continuare con gli altri, anche perché ha detta di tutti questa saga è bellissima.

      Grazie per il commento 🙂

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