Ho sentito parlare di Casa di foglie qualche anno fa e ho cercato dove poterlo comprare, scoprendo poi che la versione italiana è praticamente inesistente.Ovviamente è possibile recuperarlo in biblioteca o , in alternativa, si può comprarlo in inglese.
Casa di foglie è uno di quei libri che intimoriscono, almeno per me è stato così, in modo particolare a causa delle sue peculiarità tipografiche. Se avete avuto la possibilità di averne una copia in mano vi sarà capitato di vedere pagine delle pagine molto particolari e la prima domanda che vi fare è “ma come lo leggo?”. L’ansia da prestazione è quindi alta, ma non preoccupatevi. In realtà una volta che si comincia è tutto facile, durante la lettura siamo continuamente aiutati con note e appunti che ci dicono cosa leggere e quando leggerlo. Quindi se il “come leggere” Casa di foglie vi mette ansia potete stare tranquilli e farvi trascinare dalla lettura.
Ma adesso cominciamo con la trama. Casa di foglie viene considerato un libro dell’orrore e in effetti questa classificazione non è sbagliata, ma lo si può interpretare anche come una storia d’amore. La trama comincia con un escamotage molto classico, ovvero quello del romanzo ritrovato, anche se in questo caso non si tratta di un romanzo, ma di un saggio che critica e analizza una serie di filmati fatti in una strana casa ad Ash Tree Lane. Questo libro si intitola The Navidson Record, e comincia con il primo filmato fatto da Navidson, un fotografo molto talentuoso e famoso che decide di registrare alcune cose strane che stano avvenendo nella nuova casa. La casa in cui si è trasferito con la moglie e i figli doveva aggiustare il loro matrimonio e rendere la famiglia più unita, ma in realtà metterà il difficile equilibrio in cui si trovano ancora più in difficoltà.
Il primo filmato che conosciamo mostra delle anomalie, perché all’improvviso in una stanza cominciano ad apparire degli spazi che prima non c’erano. Un giorno, aprendo la porta dello sgabuzzino nel salotto, si scopre che dentro non c’è il muro, ma un abisso nero. Navidson si incuriosisce e vuole sapere bene cosa sta accadendo e cominciano ad esserci delle spedizioni in questo oblio, spedizioni che delineano uno spazio che non corrisponde a quello apparente della casa. Il romanzo è, come detto prima, un saggio in cui Zapanò (l’autore del saggio) analizza questi filmati, però ci sono anche delle note fatte da Johnny, in cui ci vengono dette cose personali sul suo conto. Quindi abbiamo due linee temporali che si intrecciano, e vediamo come la vita di Johnny diventi sempre più complessa a causa dell’ossessione che sviluppa per questo saggio ritrovato. Quello che noi leggiamo è il saggio di Zapanò, con le note che Johnny fa durante la sua lettura di questo saggio e alcune note aggiuntive degli editori che hanno avuto per le mani il libro di Johnny. Sì, ha una struttura abbastanza peculiare.
Danielewski gioca molto con il testo e nel momento in cui leggete alcune pagine, è possibile vedere come il testo si adatti allo spazio della vicenda che viene narrata. Ad esempio in un punto il testo si restringe perché lo spazio in cui si trova Navidson si restringe. Questo approccio, che ricorda vagamente quello dei dadaisti, rende l’esperienza di lettura molto diversa da quella che si ha di solito. Il libro non è come un libro normale, dove si leggono le pagine e basta. No. Bisognerà fare molte volte avanti e indietro tra le note, andare alla fine del volume per vedere le appendici, ruotare il libro per leggere frasi sottosopra. Leggere diventa quasi un gioco. Inoltre anche la struttura molto complessa, la grande quantità di note e il modo in cui queste sono disposte, riflette la complessità della vicenda e della casa che sembra sempre di più essere come un labirinto.
Il romanzo è estremamente complesso e una struttura disegnata con cura, nonostante all’apparenza sembri confusionaria e senza senso. Ci sono dei momenti in cui abbiamo degli approfondimenti su argomenti che non sembrano rilevanti, come la eco, dove abbiamo delle digressioni sul mito greco e sulle caratteristiche fisiche di questo fenomeno. All’inizio sembra una cosa che non c’entra niente, ma poi vediamo come tutto avrà senso, perché poi l’eco sarà funzionale nelle registrazioni. L’attenzione che Navidson ha nei confronti dei filmati che realizza, come la volontà di mantenere una strutta ben definita, in linea con alcuni elementi delle spedizioni, si ritrova anche nel modo in cui il romanzo è stato scritto.
Una delle cose che mi sono piaciute di più è l’importanza che viene data all’aspetto visivo. Centrali nella storia sono i filmati delle esplorazioni che vengono fatte nella casa, e quando si leggono è molto facile immaginare come il filmato che ci viene descritto sarebbe nella realtà. Si tratta di un libro fortemente visivo, questo può essere spiegato dal fatto che il padre di Danielewski è un regista, ed è quindi facile immaginare come il suo lavoro abbia influenzato quello del figlio. È inoltre perfetto per chi adora i film dell’orrore che seguono la strutta del documentario.
Personalmente Casa di foglie mi è piaciuto veramente molto, è diventato uno dei miei libri preferiti di sempre, nonostante sia sicura di aver perso alcune cose. Si tratta di un libro molto complesso di cui si riescono a cogliere tutti i dettagli almeno dopo una seconda rilettura. Tuttavia c’è anche una cosa che non mi è piaciuta molto, ovvero lo squilibrio che c’è tra il Navidson record e le vicende personali di Johnny. Mentre stavo leggendo ed ero completamente presa dalle registrazioni e da quello che stava accadendo nelle esplorazioni venivo trasportata nell’altra linea temporale dove non accadevano cose che mi interessavano molto. Dal momento che questo squilibrio è molto evidente penso che sia voluto da Danielewski e probabilmente è fatto anche per aumentare la suspence, visto che nel momento più bello veniamo fermati. Ad esempio c’è anche un punto in cui una frase viene lasciata a metà e viene ripresa solo dopo qualche pagina.
In conclusione, nonostante l’ultimo aspetto che non influisce comunque eccessivamente sul romanzo nella sua interessa, penso che Casa di foglie sia un capolavoro e un must per chi ama la letteratura horror. Inoltre Danielewski ha un approccio molto libero al libro, decidendo di avere piena libertà su come scrivere le cose (sottosopra, di lato, in verticale), cosa che renderà gli altri libri che leggere dopo più noiosi.
Ciao,
avevo letto il tuo articolo qualche giorno fa e mi ha stupito il fatto che il libro non sia più in circolazione. Ce l’ho, nella mia libreria da… dal 2006, 2007 circa, comprato per caso, attratta dalla sinossi e dalla copertina. E forse dal fatto che mi ero appena trasferita in una casa nuova. Quale momento migliore? Infatti mi è rimasto impresso. Temevo di svegliarmi una mattina e trovare una porta in salotto, che prima non avevo notato. Certo per prima cosa ci avrei buttato dentro un pò degli scatoloni che dovevo scavalcare per passare da una stanza all’altra… anzi, ad un certo punto probabilmente ho anche sperato che si aprisse uno sgabuzzino a sorpresa anche a casa mia.
Comunque a suo tempo mi era piaciuto, e con molto piacere ho letto la recensione che ne hai fatto.
ciao
Ciao! In effetti l’idea di uno sgabuzzino enorme, dove poter riporre tutte le cose che non sappiamo dove mettere, sarebbe un’ottima idea! Penso che Casa di foglie sia un libro difficile da dimenticare, o almeno questo vale per me, infatti lo considero uno dei miei libri preferiti 🙂