Stoner di John Williams

Nel 1956 John Williams pubblica un libro che non verrà apprezzato molto dai suoi contemporanei, ma che verrà fortemente rivalutato anni dopo, fino ad essere considerato come un classico contemporaneo. Il libro in questione è Stoner, che ci narra la vita del suo protagonista, William Stoner. La peculiarità di questo libro sta nel fatto che leggendo la prima pagina sappiamo già tutto sulla vita del suo protagonista. Sappiamo quando nasce, come passa i suoi anni all’università, sappiamo che diventa professore, e sappiamo quando muore. Stiamo quindi per leggere un libro di cui sappiamo già tutto, no? In realtà no. Perché le prime due pagine del romanzo, pur essendo pregne di informazioni, non ci spiegano la cosa principale, ovvero chi era Stoner. Sembra quasi di leggere un curriculum vitae, dove abbiamo tutti traguardi professionali raggiunti e gli eventi più importanti della sua vita, ma manca di personalità, perché non sappiamo cosa c’è dietro alle poche righe che leggiamo. È proprio in questo che il romanzo si rivela essere un capolavoro, perché approfondisce la vita di William Stoner e ce ne rende partecipi. Sappiamo che sì è diventato professore all’università, ma sappiamo anche per quale motivo è andato all’università all’inizio e che piega hanno preso gli eventi. Sappiamo sì che si è sposato, ma solo dopo sappiamo il legame che aveva con la moglie e con la figlia. Sappiamo sì che morirà, ma solo dopo lo accompagneremo nelle ultime ore della sua vita.

John Williams ci parla di una persona normale che ha vissuto una vita normale. Non abbiamo a che fare con un eroe, o una persona normale che vive una vita straordinaria, ma abbiamo la storia di “uno di noi”. Una persona che rimane in quella linea della media, che non raggiunge picchi né in negativo né in positivo. È la vita di una persona qualsiasi che potremmo incontrare per strada ogni giorno. John Williams poi ce la descrive con una delicatezza tale che è impossibile non provare empatia per una persona così indifesa contro il mondo. Una persona che decide di rimanere all’università non tanto perché vuole essere un professore, ma piuttosto perché è una di quelle persone che non sono in grado di vivere nel mondo reale e che cerca di restare il più tempo possibile nel luogo protetto dell’università.

Per concludere, nonostante le premesse non siano delle più intriganti, Stoner si presenta come un romanzo in grado di esaltare al massimo la banalità e la motoria della vita. Questo ci ricorda sempre che la vita è banale alcune volte, e che c’è della bellezza in questo.

Se vi interessa parlo di Stoner anche nel mio canale YouTube:

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