Zero K di Don DeLillo

L’11 ottobre è uscito per Einaudi il nuovo libro di Don DeLillo. Se seguite il mio blog saprete che di DeLillo ho già letto Libra (1988) e che l’ho adorato, è quindi naturale che mi sia recata in libreria la mattina stessa dell’11 ottobre per mettere le mani su una copia di Zero K. Avevo deciso di comprare il libro pur sapendone veramente poco, sapevo solo che si parlava di conservazione criogenica e ho letto il primo capitolo sul sito de La Stampa. Ad essere sincera sarebbe bastata solo la prima riga per convincermi a comprare il libro. Probabilmente avrete visto online l’incipit di Zero K, ovvero:

Tutti vogliono possedere la fine del mondo.

Già solo questa frase racchiude una verità universale e ci immerge nell’atmosfera opprimente del romanzo. DeLillo infatti, affronta spesso degli argomenti che ruotano attorno alla morte, e l’atmosfera pesante viene rievocata molto frequentemente dalle parole che utilizza.

Zero K è stato considerato da alcuni come un romanzo fantascientifico, per il fatto che si tratta di un argomento come l’ibernazione umana. Questa classificazione è errata principalmente per due motivi: il primo è che la criogenesi umana esiste e ci sono già casi di ibernazione, quindi non si sta parlando di un futuro ancora da raggiungere, ma del presente; il secondo è che il romanzo usa l’espediente della conservazione criogenica per affrontare altri argomenti, come quelli dell’io, della morte e della vita, domane più prettamente filosofiche. Il processo di ibernazione permette di affrontare la morte in un modo completamente diverso, perché qui la morte non solo è ricercata volontariamente, ma è una morte da cui si può ritornare, almeno in teoria. La persona che decide di subire questo trattamento dovrà quindi andare in contro alla propria fine e avere fede nel fatto che un giorno non solo verrà risvegliata. Un altro elemento su cui riflettere è il cosa si prova durante questo stato in between, cosa significa per una persona rimanere anni o forse anche secoli completamente da sola? Quali pensieri affollano la sua mente? Una volta risvegliata quella persona sarà la stessa, o sarà cambiata? Cosa definisce il “sé”? Cosa è il tempo? Queste sono alcune delle domande che sono ricorrenti nel testo e possano essere considerate banali. La banalità deriva dal fatto che l’uomo si è sempre interrogato su questi temi, però la particolarità di Zero K è che qui le domande hanno un contesto storico diverso, il fatto che in questo momento la criogenesi sia possibile porta ad avere delle risponde diverse a questi interrogativi. La morte non è mai stata così vicina e palpabile.

Oltre a questo, è importante sottolineare che quando leggiamo DeLillo non lo leggiamo tanto per la trama, perché abbiamo un’altra grande protagonista: le parole. Le parole sono importanti per due aspetti: il primo è come l’autore le scelga in modo preciso per create un’atmosfera tetra e pesante, anche nelle descrizioni più semplici le parole vengono scelte attentamente per creare quell’atmosfera; in secondo luogo le parole sono fondamentali per il protagonista che ha più volte bisogno di dare i nomi alle cose e alle persone per capirle. Per Jeffrey le parole sono anche lo strumento per imparare a conoscere il padre, dal momento che stanno  cercando di ricostruire il loro rapporto, logorato da delle scelte fatte dal genitore anni prima. Un’altra cosa interessante è il fatto che Jeffrey non conosce il nome del padre e questo, data l’importanza che lui riserva alle parole per conoscere il mondo, chiarisce subito la difficoltà del rapporto tra i due.

Insieme alle parole anche la lingua ha un ruolo centrale, all’interno di questo centro dove viene attuata l’ibernazione ci sono anche filologi e linguisti, che hanno il compito di inventare una nuova lingua del futuro. C’è un passaggio che mi ricorda molto 1984 di Orwell, pur essendo completamente opposto.

Zero K

Tutte menti vivaci. Inglese internazionale, sì, e anche altre lingue. Traduttori, in caso di necessità, umani ed elettronici. Ci sono dei filologi che stanno mettendo a punto una lingua avanzata, specifica per Convergence, Radici di parole, inflessioni, perfino gesti. Le persone la impareranno e la parleranno. Una lingua che ci permetterà di esprimere cose che ore non siamo in grado di esprimere, di vedere cose che ora non siamo in grado di vedere, di vedere noi stessi e gli altri in modi che mirano a unirci, ad ampliare ogni possibilità. [pag. 29, corsivo mio]

1984

«Nel 2050, e forse anche prima, qualsiasi sostanziale nozione dell’archelingua sarà scomparsa. Tutta la letteratura del passato sarà completamente distrutta. Chaucer, Shakespeare, Milton, Byron… esisteranno solo in neolingua, non soltanto trasformati in qualcosa di diverso, ma sostanzialmente trasformati in qualcosa che contraddice quel che erano prima. Anche la letteratura del Partito si trasformerà. Anche gli slogans si trasformeranno. Come si potrà avere uno slogan, per esempio, come “la libertà è schiavitù” quando il concetto stesso di libertà sarà del tutto abolito? Lo stesso clima del pensiero sarà diverso. Infatti non ci sarà il pensiero così come lo intendiamo oggi. Ortodossia significa non pensare, non aver bisogno di pensare. L’ortodossia è non-conoscenza.» [corsivo mio]

In entrambi i casi si parla di cambiare la lingua e questo cambiamento avrà una conseguenza sul modo di vedere e capire il mondo. Si tratta di due procedimenti opposti, se quello di 1984 mira ad un’annullamento del pensiero critico, quello di Zero K punta invece ad un’evoluzione ulteriore della mente umana, per arriva ad idea che ancora non possiamo conoscere. Non so se questa collegamento sia stata volontaria o meno, ma l’ho apprezzata molto.

In conclusione, Zero K è uno dei libri più intensi che abbia letto nell’ultimo periodo e, grazie a questa lettura, ho deciso che probabilmente leggerò tutti i libri di Don DeLillo. Mi piacciono molto i temi ricorrenti che tratta nei suoi romanzi e l’attenzione che mette nelle parole che sceglie.

Voi l’avete letto? Che cosa ne pensate?

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Ho anche parlato di Zero K nel mio canale, qui si sotto trovate il video!

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