Mentre ero al Salone del libro stavo guardando alcuni libri e uno mi aveva colpito: You deserve nothing di Alexander Maksik. Ho letto la trama e si preannunciava una lettura molto interessante. Parla di un professore molto amato, ma che farà qualcosa che non avrebbe dovuto fare, e questo qualcosa lo avrebbe reso un criminale agli occhi di qualcuno, ma più umano agli occhi di altri. Avevo una mezza idea di cosa potesse essere questa cosa, ma ho pensato anche che la storia avrebbe potuto piacermi, e quindi l’ho comprato.
L’inizio è abbastanza banale, abbiamo di fronte un professore di letteratura inglese e una classe di alunni. William Silver è praticamente Robin Williams in L’attimo fuggente: professore che si apre con i ragazzi, che da loro piena libertà di espressione e che pone loro domande esistenziali. La condizione di partenza è quindi abbastanza banale, ma personalmente non ho niente contro delle storie che possono presentarsi come già note, fintanto che l’autore/l’autrice riesce a portare qualcosa di personale, ed è capace di rendere queste storie sempre nuove. Questo è esattamente quello che non accade qui. La storia è banale, ed è scritta anche male. Le frasi sono molto brevi, molto semplici e non c’è alcuna differenza tra i tre punti di vista che ci vengono offerti. Ogni capitolo è preceduto dal nome di uno dei tre personaggi di cui ogni volta viene acquisito il punto di vista, questo significa che l’autore dovrebbe essere in grado di creare delle particolarità nei personaggi, dei pensieri diversi, dei modi diversi di esprimersi, invece non è così. Ho avuto l’impressione di avere solo un punto di vista di riferimento e, come detto prima, questo punto di vista non è neanche creato bene.
Adesso farò uno spoiler, ma fidatevi, non vi rovino il libro, perché questa cosa è chiara fin dall’inizio. Come si può facilmente immaginare dal fatto che due dei protagonisti sono un professore e una studentessa, c’è una storia d’amore. Parlare di storia d’amore non è molto corretto, è principalmente una relazione fisica, anche se lei dice di amarlo e lui manda segnali contrastanti. Se il punto del libro era far diventare questo professore “più umano” a causa dei suoi sentimenti per una studentessa, allora il libro ha fallito miseramente in questo tentativo. La loro relazione è superficiale. Anche quando acquisiamo il punto di vista del professore non riusciamo a capire cosa prova nei confronti della ragazza, e di sicuro questa non è una di quelle situazione in cui si tifa per i due amanti sfortunati. Per quanto riguarda la relazione tra un professore e una studentessa mi è venuto in mente Pretty Little Liars. Lo so, la serie è trash quanto volete, però di una cosa bisogna dargliene atto, la storia tra Aria e Ezra è genuina (almeno all’inizio), e in quel caso è più probabile che i pubblico speri che i due amanti riescano a stare insieme. In quel caso Ezra diventa davvero più umano, perché il sentimento che prova è vero e profondo. In questo romanzo assolutamente no.
In conclusione, questo romanzo ha una trama banale ed è pieno di banalità, il punto di vista, che dovrebbe essere fortemente caratterizzato (altrimenti Maksik poteva fare una narrazione in terza persona ed evitarci i capitoli con i nomi), non solo è piatta, ma non ci permette di capire veramente i personaggi. Se avete voglia di vedere una storia con un professore brillante, e fatta decisamente meglio, vi consiglio riguardarvi L’attimo fuggente.