A marzo ho letto Annientamento di Jeff Vandermeer, primo volume della Trilogia dell’Area X, di conseguenza non ho potuto fare a meno di leggere Autorità, ovvero il secondo capitolo della saga. Dal momento che il primo volume mi era piaciuto e che lasciava molte domande aperte ero veramente curiosa di sapere come la storia si sarebbe sviluppata e se si sarebbe fatta chiarezza sul mistero che circonda l’Area X. Sfortunatamente però questa lettura non mi ha entusiasmato troppo.
La storia comincia con Controllo, il protagonista che ci accompagnerà per questa avventura. Ho trovato interessante il fatto che il punto di vista del secondo libro non sia lo stesso che avevamo nel primo, in questo modo abbiamo un approccio diverso e un ambiente molto diverso a quello del primo libro, questo naturalmente rende la vicenda meno noiosa e monotona, perché abbiamo un personaggio molto diverso. Tuttavia non siamo così lontano dal primo libro, perché Controllo entrerà in contatto con la biologa della dodicesima spedizione. Se nel primo libro ci troviamo dentro una delle spedizioni nel secondo siamo invece dalla parte dell’agenzia che cerca di controllare l’Area X e Controllo deve cercare di capire cosa sta succedendo. Questo elemento aiuta molto l’empatia con il lettore che, come Controllo, non capisce bene quale è la situazione e vuole solo fare luce sulla vicenda.
Il passato di Controllo ci viene presentato attraverso delle analisi esterne che ci mostrano alcuni sprazzi della sua infanzia e della sua vita prima dell’Area X. Da questo riusciamo a capire come non abbia avuto un’infanzia facile e di come sia stato difficile il rapporto con la madre, specie a causa del lavoro di lei. Un elemento molto interessante è che le persone più vicine a lui, quindi il padre, il nonno e la madre ci vengono presentati non tanto attraverso delle descrizioni, quanto piuttosto riferendoci delle frasi che questi avrebbero detto a Controllo per consigliarlo. Questa è una tecnica molto interessante, perché non c’è modo migliore di conoscere un personaggio se non attraverso quello che potrebbe dire in certe situazioni e i consigli che potrebbe dare.
La prima cosa di cui ci accorgiamo è che ci troviamo in un ambiente in cui non sappiamo di chi poterci fidare e di chi non. Controllo da parte sua è molto diffidente, ma il fatto di non avere neanche una certezza in questo nuovo ambiente è molto frustrante e destabilizzante anche per il lettore. Notiamo dall’inizio che qualcosa ci viene tenuto nascosto e per tutto il libro abbiamo la sensazione che ci vengano continuamente dette solo mezze verità, il che alla fine si rivela vero.
Per quanto riguarda la narrazione abbiamo dei piccoli climax durante la narrazione, che però si rivelano quasi sempre in niente di importante. La storia fatica a cominciare, almeno secondo la mia opinione, e risulta essere abbastanza monotona. Le cose veramente interessanti cominciano ad accadere solo quando si supera la metà del libro, non prima. È infatti solo vero la fine che la situazione comincia a sbloccarsi e cominciano ad accadere delle cose veramente importanti per la trama orizzontale della trilogia.
Personalmente ho faticato a empatizzare con Controllo, nonostante vengano fornite alcune informazioni biografiche su di lui non riesco a capire il motivo di alcune sue scelte e ancora più importante non riesco a capire a cosa è dovuto il suo interesse per la biologa.
Un elemento che ho trovato molto interessante è l’importanza dei nomi. Già dal fatto che il protagonista si chiama Controllo possiamo intuire che questo nome abbia qualche significato importante, poi, proseguendo nella vicenda abbiamo un dialogo con la glottologa che ci spiega quanto possa essere importante il significato dei nomi. Il fatto di non chiamare le cose con i propri nomi, come nel caso delle spedizioni in cui ai membri viene dato il nome della funzione che ricoprono, o il fatto di sentirsi al sicuro quando si usano parole come “confine” possono trarci in inganno e ci portano ad non renderci conto della situazione reale, perché ci lasciamo trasportare troppo dalle connotazioni e dalle idee che queste parole portano con loro.
In conclusione non sono troppo soddisfatta di Autorità, avevo molte aspettative per il fatto che Annientamento mi era piaciuto davvero molto, ma questo secondo volume è risultato abbastanza lento e noioso. Ho comunque intenzione di leggere l’ultima parte di questa trilogia perché la curiosità di sapere come andrà a finire questa vicenda è tanta, anche se sono abbastanza sicura che non ci saranno molte risposte alle molte domande che i primi due volumi hanno portato.