IL SANGUE DEL VAMPIRO – Florence Marryat

Non so se lo avete notato, ma ho degli argomenti ricorrenti nelle mie letture, come ad esempio il periodo in cui ho letto libri sulla droga, o un altro in cui leggevo quasi solo romanzi distopici. Bene, un altro dei miei pallini sono i vampiri e, più in generale, la letteratura horror, per questo motivo ho deciso di leggere Il sangue del vampiro (1897). Chi ama il genere potrebbe essersi accorto di una cosa, ovvero che l’anno di pubblicazione di questo romanzo è lo stesso di un altro romanzo, molto più famoso, che riguarda sempre i vampiri: Dracula di Bram Stoker. Come già anticipato questo genere mi piace molto e ho già letto Dracula qualche anno fa, anche se devo essere onesta e dire che non mi ricordo benissimo la trama. Ad ogni modo pensavo fosse molto interessante notare che questi due romanzi pur essendo stati pubblicati lo stesso anno e pur avendo l’argomento centrale in comune hanno avuto un successo molto diverso: tutti conoscono Dracula mentre poche persone conoscono Il sangue del vampiro. Questo fatto mi ha subito incuriosito perché volevo cercare di capire come mai era presente una tale differenza, perché il pubblico avesse preferito uno piuttosto che l’altro. L’altra cosa che ho osservato e che ha aumentato la mia curiosità è il fatto che Il sangue del vampiro sia stato scritto da una donna e mi sono quindi trovata a chiedermi se il fatto che l’autrice fosse una donna abbia potuto fare differenza nel successo del libro. Ma è meglio cominciare con ordine.

Il libro mi è piaciuto (mi sembra sempre importante chiarire questo punto), benché la quarta di copertina sveli tutta la trama. Questa è forse la cosa che mi è piaciuta di meno, ovvero il fatto di leggere un libro di cui praticamente sapevo già tutto. Questo naturalmente non è colpa del romanzo, ma di chi si è occupato di fare la sinossi che ha svelato troppi segreti e ha praticamente eliminato ogni mistero dalla trama, senza contare che poi il romanzo vero e proprio non va effettivamente più in profondità di quello che è scritto nelle poche righe di presentazione. Nonostante questo si è trattato di una lettura piacevole che ci immerge subito nella società vittoriana che ha sempre un fascino particolare. La nostra protagonista è Harriet Brandt, una giovane ragazza proveniente dalla Giamaica e che si ritrova in Inghilterra con tanti soldi e pochi amici. Quando si trova in vacanza fa l’amicizia di Margarte Pullen e Elinor Leyton, nonché della baronessa Gabelli, signora odiata da tutti per il suo pessimo carattere, che la prenderà sotto la sua ala protettrice. Dopo qualche tempo che Harriet trascorre con queste persone alcune cominciano ad ammalarsi e qualcuno morirà. Sembra infatti che sia la sua presenza ha causare i malesseri. Tutto questo ci porta alla prima grande osservazione che riguarda il suo essere vampiro, Harriet non è infatti un vampiro nel senso classico del termine, ovvero una creatura che si nutre di sangue, ma si nutre invece dell’energia delle persone che la circondano. Di conseguenza è facile capire come il libro sia molto poco sanguinario e quindi non adatto a chi si aspettava terrore puro e molto sangue. Il titolo del libro di riferisce al fatto che Harrie ha un sangue corrotto che deriva dalle sue origini. Quando il dottor Philips racconta a Margaret dei genitori della ragazza, ovvero che il padre era un assassino e la madre una sacerdotessa voodoo, appare subito chiaro quanto per lui questo legame sia importante e quanto abbia condizionato il carattere della ragazza. Vengono fatte delle affermazioni poco razionali e causata da forti pregiudizi, il fatto che sia la presenza della ragazza a causare la malattia e la morte non viene mai messo un discussione dal dottore che, in vece della carica che ricopre, dovrebbe essere una persona caratterizzata da una visione logica e scientifica dei fatti, ma che in questo caso si lascia guidare dai pregiudizi, abbiamo quindi una figura diversa da quella di Van Helsing. Mentre quest’ultimo affronta la presenza dei vampiri nella maniera più consona alla professione che ricopre, ovvero spiegando il comportamento di queste creature e cosa bisogna fare, il dottore che abbiamo in Il sangue del vampiro si lascia guidare da dei luoghi comuni e dai pregiudizi. È inoltre opportuno far notare come all’interno del romanzo la parola vampiro non sia usata nella connotazione più comune, ma in maniera più ampia per indicare una persona che riesce a risucchiare l’energia vitale di chi gli si trova intorno e il sangue del vampiro è il sangue misto e corrotto di Harriet. Infine è fondamentale tenere presente che anche alla fine del romanzo non abbiamo mai la certezza che possa essere effettivamente la presenza della ragazza a causare la morte delle persone, potrebbe semplicemente trattarsi di una serie di coincidenze. Questo rende difficile porre questo romanzo all’interno della sfera paranormale, almeno per quella che è la mia opinione, perché anche se ci viene suggerita questa possibilità come l’unica possibile, non ci viene mai confermata.

Concentrandoci maggiormente sul personaggio di Harriet si può notare come non solo il carattere dei genitori, ma anche il suo luogo di provenienza sia uno degli elementi che causa pregiudizio in chi la incontra. Si fa infatti spesso riferimento al suo sangue creolo o al fatto che abbia un quarto di sangue nero nelle vene. Tutto questo naturalmente deve essere analizzato all’interno del contesto coloniale, in cui c’era molta diffidenza nei confronti di chi veniva dalle colonie. Come per Bertha Mason in Jane Eyre (1847) le origini hanno un ruolo importante quando si deve definire il carattere di una persona, anche se in questo romanzo questo aspetto non sia trattato in maniera così approfondita. Tra le varie persone incontrate da Harriet solamente una, Arthur Pennel, manifesta un’intelligenza tale da riuscire a capire che quello che i nostri genitori hanno fatto non possa minimamente influire su quello che siamo, sono le nostre azioni a definirci.

Le differenze con Dracula appaiono quindi molto evidenti, prima tra tutte il fatto che abbiamo a che fare con due tipi diversi di vampiri (ammesso che ne Il sangue del vampiro abbiamo effettivamente a che fare con dei vampiri). Dopo aver letto anche questo romanzo mi sembra chiaro il motivo per cui Dracula abbia fatto più scalpore e sia diventato un romanzo di culto all’interno della letteratura horror: il romanzo di Bram Stoker manifesta più direttamente i ritmi e le situazioni tipiche del romanzo horror che invece sono quasi assenti ne Il sangue del vampiro.

il sangue

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