Mike Ryerson giaceva sul letto. Il chiaro di luna entrava dalla finestra e inargentava la stanza, trasformandola in una laguna di sogni. Matt scosse la testa come a snebbiarla. In- fatti gli sembrava che il tempo fosse tornato indietro fino alla notte prima. Allora, poteva andare giù a chiamare Ben, perché non era ancora all’ospedale…
Mike aprì gli occhi.
Scintillarono un momento al chiaro di luna, color d’argento e sangue, vuoti come lavagne cancellate con la spugna. Non c’era dentro alcun pensiero o sentimento umano. Gli occhi sono le finestre dell’anima, aveva detto Wordsworth. Ma quelle finestre davano certo in una stanza vuota.
Mike si rizzò a sedere, mentre il lenzuolo gli cadeva giù dal petto, e Matt vide chiaramente sul suo corpo le ricuciture del perito settore dopo l’autopsia. Punti sbadati, forse fatti fischiettando sul cadavere.
Mike sorrise, scoprendo incisivi e canini molto aguzzi. Il sorriso non era che la contrazione dei muscoli facciali intorno alla bocca, non riguardava affatto gli occhi, che restavano perfettamente vuoti e inespressivi.
Genere: horror
Prima pubblicazione: 1975
Le notti di Salem è il primo libro in assoluto che ho letto di Stephen King, e penso di poter dire senza problema che è IL libro più importante della mia formazione letteraria. È stato il primo libro che mi ha terrorizzato in un modo che non pensavo fosse possibile per un libro e che ha fatto nascere il mio interesse per la letteratura horror. L’ho letto per la prima volta nel 2006 e nonostante dopo anni mi rimanesse sempre più difficile ricordarne la trama, non ho avuto mai difficoltà o ripensamenti nel dire che è il mio libro preferito di King. Ho comunque pensato bene di rileggerlo per riscoprire un romanzo che mi aveva colpito così tanto, nonostante la paura fosse molta. Il mio timore più forte era che rileggendolo, a distanza di tempo, avrei potuto rivalutarlo e rendermi conto che non era questo gran capolavoro che mi ricordavo. Ora posso dire con un sospiro di sollievo che non è così e che Le notti di Salem continua ad essere uno dei miei libri preferiti in assoluto.
Il personaggio che ci apre questa vicenda è Ben Mears, noto scrittore, che dopo anni torna a Jerusalm’s Lot’, la sua città natale, per scrivere un libro. Tornando in questo luogo ritrova la vecchia Casa Marsten, un luogo circondando da mistero e paura, nonché lo scenario di un forte trauma vissuto da Ben quando aveva nove anni. Ben scopre, con non poco stupore, che la casa è stata comprata da Mr. Straker (forse sono l’unica, ma non notate una somiglianza tra “Straker” e “Stoker”?) e Mr. Barlow. In poco tempo nella città avvengono spiacevoli eventi, tra cui la sparizione di un bambino e i due nuovi arrivati sembrano essere in qualche modo essere il nucleo di qualcosa di terribile che sta avvenendo in città.
Cosa posso dire di questo libro? La narrazione può sembrare un pò lenta all’inizio, sinceramente ci ho messo qualche pagina per ingranare, ma questo è dovuto a una strategia che King usa quasi sempre nei suoi romanzi, ovvero già nelle prime righe di un libro lancia il lettore dentro la narrazione, non abbiamo nessuno tipo di indizio, se non quelli che piano piano ci vengono offerti da lui. Come ho già detto in altre recensioni, questa scelta ha i suoi aspetti negativi e positivi. Un elemento negativo sta proprio nel fatto che il lettore non riesce, anche se solo per pochi minuti, a capire dove si trova, con chi e in quale situazione. Tuttavia uno dei lati più positivi e interessanti è il fatto che in questo modo il lettore ha la sensazione di scivolare dentro una storia che è già cominciata, e si ha quindi l’impressione che la vicenda sia reale, che non si cominciata con il libro, ma che sia semplicemente una storia che King vuole farci conoscere. Il fatto che non ci sia un punto preciso in cui la storia comincia rende il tutto più reale.
Questo romanzo, come ogni altro di King, ha il tratto distintivo dell’autore che ritroviamo nel momento in cui abbiamo delle informazioni, anche molto specifiche, su dei dettagli che molti non prenderebbero neanche in considerazione. Alcune volte forse ci sono anche dei momenti troppo lunghi in cui sembra che per un momento ci allontaniamo da quella che è la storia generale, ma in realtà non è così. Piano piano ci rendiamo conto che come per Cose preziose l’attenzione di King non è nei confronti di un personaggio specifico, anche se a Ben viene data molta rilevanza, ma il ruolo da padrona è rivestito dalle persone che vivono lì e da Casa Marsten. È affascinante notare come King decida di non limitarsi a mostrarci il punto di vista di uno o due personaggi, quanto piuttosto a presentarci un piccolo universo.
Vampiri. Questo è un romanzo di vampiri e penso sia veramente bello leggere un libro su queste creature dove i padroni delle tenebre non luccicano al sole come degli Swarovski. I vampiri di King sono brutti e malvagi e rispecchiano meglio quelli che sono i canoni classici di questi mostri, che nella letteratura più contemporanea non fanno più paura. Naturalmente il romanzo è stato scritto molto prima del più moderno Twilight, ma è comunque molto più valido se state cercando che ruotino attorno a queste creature.
Le edizioni più recenti di questo romanzo dovrebbero contenere due racconti sempre relativi ai vampiri: Il bicchiere della staffa e Salem’s Lot. Entrambi questi racconti sono stupendi. Il bicchiere della staffa è il mio preferito, ha quasi la connotazione di una leggenda, il che rende tutta la storia ancora più terrificante. Salem’s Lot invece è strutturato come un racconto epistolare, per cui abbiamo varie lettere che ci rivelano quello che sta succedendo al protagonista. Il fatto che abbiamo le lettere per conoscere questa storia è un espediente molto interessante e in alcuni punti abbiamo delle somiglianze con Lovecraft, in particolare al racconto I ratti nei muri (1923), inoltre permette di avere un finale aperto davvero terrorizzante.
Non saprei che altro aggiungere se non di leggere questo libro che, a parere mio, è uno dei migliori del Re. È anche un’ottima lettura nel caso si volesse leggere qualcosa di serio relativo ai vampiri, senza rischiare di ritrovarsi a leggere un romanzo in cui la figura classica del vampiro è completamente stravolta.
Voto: 9.7