NOI, I RAGAZZI DELLO ZOO DI BERLINO – Christiane F.

“Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino” è un libro molto famoso e la sua fama dipende, in parte, dal fatto che nel 1981 ne venne fatto un film omonimo che ha riscosso molto successo. Avevo intenzione di leggere questo libro già da qualche tempo, in particolare c’è stato un periodo in cui mi ero avvicinata al tema della droga e “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino” è un must per quanto riguarda questo argomento.

Come prima cosa bisogna dire che la storia è una biografia di una ragazza vissuta in Germania negli anni ’70. Il fatto che dietro il libro ci sia una persona in carne ed ossa rende il tutto più interessante e realistico. Attraverso le prime pagine del libro si riesce infatti a capire perfettamente da dove nasce l’attrazione per la droga di molti adolescenti che in quegli anni cominciarono giovanissimi ad abusarne. Christiane si fa portavoce di una generazione che è entrata prematuramente nel mondo della droga per non uscirne più in molti casi.

A differenza di altri libri sull’argomento, in cui si cerca comunque di dare una visione obiettiva ed “” del fenomeno, questo libro non si fa certo problema a dire come stavano esattamente le cose. Christiane scrive di come i drogati erano per lei delle star e come le sarebbe piaciuto fare parte di quel “giro”. In tutto questo si vede un comportamento tipico degli adolescenti, la volontà di diventare grandi, di essere “fighi” senza considerare poi le conseguenze.

Dal libro si capisce subito quello che è il meccanismo che si instaura in una persona nel momento in cui comincia ad utilizzare delle droghe, prima si usa qualcosa di leggere, auto convincendosi che non si andrà oltre, ma poi si finisce in una spirale che porta fino alle droghe peggiori, finchè la persona non si rende conto di quello che ha fatto e del fatto che non è più possibile tornare indietro.

Una cosa che infatti si trova per tutto il libro è un elemento tipico di chi è ancora ai primi stadi della dipendenza da droghe: la certezza di poterne uscire in qualunque momento. La stessa Christiane prova a disintossicarsi più volte, ma ogni volta fallisce.

Oltre al tema della droga, che comunque ha un ruolo primario nella narrazione, l’attenzione viene portata anche su altri temi: la sessualità, i difficili rapporti tra genitori e figli e l’incapacità della società di venire incontro a chi ha un problema. Tutti questi temi, come già detto, sono sempre attuali ma riescono ad avere più presa su un adolescente, motivo per cui un libro del genere può affascinare di più un ragazzo di sedici o diciassette anni piuttosto che un trentenne.

In conclusione penso che il libro sia molto bello, il fatto che sia in prima persona e che si basi su eventi reali lo rende molto più forte. Mi piace il fatto che non ci siano censure, solo in questo modo si può capire come funzionava (e in parte funziona anche adesso) il mercato della droga (nel particolare mi riferisco alla prostituzione, in questo libro le parti che ne parlano sono molte e non si cerca di addolcire la pillola). Lo considero un buon libro da leggere se si vuole avere un’idea, anche se limitata, sul mondo della droga. Ho detto “limitata” perchè quello che si andrà a leggere naturalmente non potrà mai a sostituire un’esperienza vissuta sulla propria pelle.

Voto: ●●●

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